Una tecnica antica eppure poco utilizzata fino all’800. Furono i romani a portare per primi sul nostro territorio l’uso dell’innesto in olivicultura, facendo tesoro della pratica appresa dai cartaginesi. Scarsamente impiegata per secoli, nonostante la sua facilità, è a partire dal XIX secolo che il suo utilizzo si è fatto strada soprattutto per il recupero degli olivastri (diverso dall’Olea europea - il classico ulivo - per le foglie e i frutti più piccoli).
Oggi gli innesti vengono utilizzati con successo appunto per il recupero degli olivastri ma anche nel caso in cui si decida di cambiare cultivar in favore di varietà più resistenti alla malattie, più produttive o che generano un olio con caratteristiche migliori.
La Rete si occuperà di:
- scegliere il periodo adatto alla pratica dell’innesto;
- preparare le marze (se sono disponibili nello stesso fondo agricolo), ossia la porzione di ramo dotata di una o più gemme da innestare.
- Materiali necessari (forniti dal produttore):
- sacchi di plastica
- sacchi di carta
- laccio verde